Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

venerdì 4 ottobre 2013

Non facciamo la fine di Renzo!

Di Renzo alle prese con il latinorum di don Abbondio!

Le parole sono importanti! E bisogna conoscerne tante, e i loro significati, per capire, per difendersi, per ribattere.

Scrive Erri de Luca, commentando la strage di immigrati di ieri e, in generale, l'atteggiamento di chiusura verso l'altro di molti nostri concittadini:


Stamattina ho letto con soddisfazione di cittadino italiano la piccola notizia che la Federazione di Hockey su Prato tessera come atleti italiani gli immigrati nati sul nostro suolo. Applicano così all'aria aperta e sull'erba il diritto naturale di essere cittadini del luogo in cui si nasce.


Da noi questa evidenza non si ammette e l'argomento si ammanta della nebbiosa formula latina: ius soli. In questo caso non importiamo termini anglosassoni, i preferiti dal linguaggio degli economisti e dei pubblicitari.
In questo caso non parliamo di birthright citizenship, cittadinanza per diritto di nascita. Non lo facciamo perché in quella lingua è norma applicata automaticamente a chi nasce sul territorio, per esempio americano, navi e aerei compresi.




Il latino allontana.




[...] Se alla peggiore Italia possibile disturba tanto il diritto di cittadinanza per nascita, l'accoglienza ai profughi, suggerisco di prendere esempio dalla Federazione di Hockey su Prato. Invece che profughi, immigrati, richiedenti asilo, siano dichiarati atleti. Perché lo sono: hanno superato di corsa ogni ostacolo, saltatori in lungo e in largo tra le macerie delle loro case, schivatori di proiettili, lanciatori di fagotti al volo su mezzi di fortuna, di figli da una casa in fiamme, maratoneti di deserti, tuffatori di naufragi, scalatori di gabbie di tonni, olimpionici della resistenza a tutte le intemperie, le nostre comprese.
Abbiamo amato Chaplin e Chisciotte, i viaggi di Enea, Sindbad, Ulisse, cosa ci trattiene dall'accogliere a riva con la fanfara e il pane i loro nipotini eroici e desolati?


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