Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

mercoledì 2 ottobre 2013

L’USIGNOLO, LA GEISHA E IL SAMURAI

La luna rischiarava dolcemente il laghetto silenzioso. Le stelle scintillavano a migliaia. Le profumate pergole dei glicini si adornavano di raggi.
“La notte è proprio fatta per cantare”, sussurrò l’usignolo estasiato.
“No, per amare”, lo corresse le geisha sospirando.
“Macchè! Serve a combattere”, sentenziò il samurai con ruvidezza.
“Vediamo chi ha ragione”, propose l’usignolo. “Andiamocene in giro alla ventura e torniamo tra un anno in questo luogo. Ci diremo le nostre esperienze, cercando di capire”.
“Che sciocchezze! Verrò se ne avrò voglia”, brontolò il samurai, tirandosi il codino bruscamente.
“Per me va bene”, acconsentì la geisha, inchinandosi con grazia.
L’usignolo fece un trillo di saluto.
Così si separarono.



Dodici mesi dopo i tre si ritrovarono nel medesimo posto, presso il laghetto quieto e le odorose pergole, al lume della luna e delle stelle.
“Ho guerreggiato invano”, disse con amarezza il samurai. “In una truce notte di battaglia, mi hanno ferito la vergogna e la sconfitta. Decine di vittorie e di conquiste annientate da un’ora di sfortuna!”.
Spezzò su un sasso la spada affilata e ne gettò i monconi sul terreno.
“Il mio cuore non ride”, si lamentò la geisha, gentile e desolata. “Ho scoperto il tradimento, in una notte scura ed impietosa. Tesori di carezze e di passione sbriciolati da un attimo crudele!”.
Si strappò dai capelli il fiore di ciliegio e lo buttò nell’ acqua.
L’usignolo taceva pensieroso.
“E tu che cosa hai fatto, onorevole uccellino?”, gli domandò la geisha.
“Ho cantato ogni notte”.
“Perché tanta ostinazione?”, obiettò il samurai.
“Cantare è bello”, rispose l’usignolo.



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