Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

giovedì 21 settembre 2023

Italo Calvino, Quattordici

C’erano una mamma e un babbo con tredici figli tutti maschi. Ne nacque un altro, e gli misero nome quattordici. Crebbe in fretta e diventò grande; e la mamma gli disse: – E’ ora che anche tu aiuti i tuoi tredici fratelli che sono nel campo a zappare. Prendi questo cesto con la colazione per te e per loro e raggiungili. Gli diede un cesto con quattordici pagnotte, quattordici forme di cacio e quattordici litri di vino; e Quattordici andò.

A metà strada gli prese fame e sete e mangiò tutte e quattordici le pagnotte e le forme di cacio e bevve tutti i quattordici i litri di vino. I fratelli, rimasti a bocca asciutta, gli dissero: – Prendi un bidente anche tu e mettiti a zappare. E Quattordici:- Si, ma voglio un bidente che pesi quattordici libbre. I fratelli gli trovarono un bidente che pesava quattordici libbre, e Quattordici disse:- Facciamo che fa prima a zappare fino in fondo al campo?

Si misero a zappare tutti e quattordici; e Quattordici arrivò per primo in fondo al campo. Da allora in poi, Quattordici lavorò coi fratelli: lavorava per quattordici ma mangiava anche per quattordici e i fratelli diventarono magri come acciughe. Allora la madre e il padre gli dissero:- Vattene un po’ per il mondo!- e quattordici ci andò. C’era un contadino grosso che aveva bisogno di quindici zappatori.- Io lavoro per quattordici e mangio per quattordici, quindi pretendo la paga per quattordici, – disse lui. – Se mi prendete a questo patto, vengo. Il contadino grosso volle metterlo alla prova e prese lui insieme a un altro uomo, così Quattordici più uno faceva quindici. Andarono a zappare e mentre l’uomo dava un colpo di bidente, Quattordici ne dava quattordici e presto zappò tutta la campagna. Quando ebbe tutta la campagna zappata, il contadino grosso pensò che non gli conveniva di dargli la paga e da mangiare per quattordici e pensò a un sistema per liberarsi di lui. – Sta’ a sentire, – gli disse. – devi farmi un servizio. De vi andare all’Inferno con sette mule e quattordici bigonce a caricarle d’oro da Lucibello. -Certo che ci vado, – disse Quattordici, – datemi solo una tenaglia che peso quattordici libbre.

Avuta la tenaglia , frustò le mule per la strada dell’Inferno. Arrivato alle porte dell’Inferno, disse a quei diavoli:- Chiamatemi Lucibello. – Che vuoi dal nostro capo?- dissero i diavoli. Quattordici diede la lettera del suo padrone, che chiedeva gli riempisse le quattordici bigonce d’oro.- Vieni giù, – gli rispose Lucibello. Quando fu giù quattordici diavoli gli s’avventarono contro per divorarlo. Ma appena un diavolo apriva la bocca, Quattordici gli prendeva la lingua con la tenaglia e lo lasciava morto.

Ci rimase solo Lucibello capo dei diavoli. Come faccio a riempirti d’oro le quattordici bigonce se m’hai ammazzato i quattordici diavoli che dovevano caricarle? – Le carico io, – disse Quattordici; riempì d’oro le bigonce e disse:-Grazie, me ne vado. – Credi di andartene così?- disse Lucibello e aperse la bocca per mangiarlo. Quattordici prese la lingua con la tenaglia anche lui, lo alzò da terra, se lo mise a tracolla appeso alla tenaglia, e via dall’Inferno con le mule piene d’oro. Arrivò a casa dal padrone e legò il Diavolo al piede della tavola di cucina. –Cosa devo fare, ora? – disse Lucibello. E Quattordici disse:-Prenditi il mio padrone e tornatene all’Inferno con lui.

Il Diavolo non se lo fece dire due volte; e Quattordici restò lui padrone di tutto. 

Italo Calvino
Fiabe italiane, Volume secondo 
 ( Raccolta dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari  
   dialetti da Italo Calvino)
Ed. Mondadori , Milano,2002