Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

martedì 26 novembre 2013

Il troppo e il vano

Non si tratta proprio di errori. 
Ma se facciamo lo sforzo di eliminare le ridondanze otteniamo un testo più chiaro e più efficace. Dobbiamo sforzarci, nel lavoro di rifinitura di un testo, di eliminare il troppo e il vano.
Alcune espressioni comuni, per esempio, potrebbero essere dimezzate (eliminando le parole tra parentesi): progetto (futuro), (singolo) individuo, principale (priorità), (diversa) varietà, base (fondamentale), storia (passata), momento (attuale). Con una sola parola spesso si ottiene, in meno spazio, un miglior risultato (finale).


lunedì 25 novembre 2013

Dante, Paradiso XI, analisi.



Le insensate passioni degli uomini

1)      Porta alcuni esempi dei difettivi silogismi (v. 2) che affaticano gli uomini sulla terra.

Dubbi di Dante

2)      Da dove nascono e quali sono i dubbi di Dante a cui allude san Tommaso?

Due campioni della Chiesa

3)      Spiega il significato dell’espressione quinci e quindi (v. 36).
4)      Come vengono definiti i due campioni della Chiesa?
5)      A quali fonti può avere attinto Dante per narrare in sintesi l’agiografia di san Francesco?

Francesco e il suo ordine        

6)      Narra la vita di Francesco secondo la focalizzazione dantesca che si concentra su un particolare aspetto.
7)      Perché il Francesco dantesco appare lontano da quello tramandato dalla tradizione popolare?
8)      Fai la parafrasi e spiega la terzina 97-99.
9)      Qual è l’ultimo sigillo  (v. 107) che ebbe Francesco?
10)  Perché viene definito ultimo?

Da san Francesco a san Domenico


11)  Quale immagine usa san Tommaso per indicare l’esiguo numero di domenicani fedeli alla Regola?


domenica 24 novembre 2013

I Numeri in Natura

To see a world in a grain of sand,
And a heaven in a wild flower,
Hold infinity in the palm of your hand,
And eternity in an hour.
(William Blake)
(una delle mie poesie preferite. In italiano è pressappoco così:

Per vedere un mondo in un granello di sabbia
e il paradiso in un fiore di campo
tieni l’infinito nel palmo della tua mano
e l’eternità in un’ora)

C’è un video abbastanza famoso su Youtube (ma lo trovate anche in fondo a questo post), che spiega senza parole la matematica nascosta in natura.
Parte da un concetto molto semplice, e cioè dalla cosiddetta serie (o successione) di Fibonacci: 0, 1, 1, 2, 3, 5, 8, 13, 21, 34, 55, 89… eccetera. E’ una catena di cifre nella quale ogni numero è uguale alla somma dei due che lo precedono. Il terzo numero, l’1, è la somma di 0 e 1; il 2 è la somma dei due 1, così come quel 21 è la somma di 8 e 13… e via, verso l’infinito.
Può sembrare un elenco di numeri senza senso, eppure (c’è sempre un “eppure” in natura) la serie di Fibonacci è quella che meglio descrive la cosiddetta sezione aurea, una particolare spirale geometrica che ha influenze un po’ dappertutto, dalla matematica alla biologia, alla fisica, all’arte. Il video di cui vi sto parlando comincia proprio facendo vedere come la serie di Fibonacci si incastri alla perfezione con la sezione aurea e, subito dopo, di come la sezione aurea si incastri alla perfezione con la natura.
Volete una prova? Quasi tutti i fiori hanno tre o cinque o otto o tredici o ventuno o trentaquattro o cinquantacinque o ottantanove petali: i gigli ne hanno tre, i ranuncoli cinque, il delphinium spesso ne ha otto, la calendula tredici, l’astro ventuno, e le margherite di solito ne hanno trentaquattro o cinquantacinque o ottantanove*. Rileggete la serie di Fibonacci, e spalancate la bocca in segno di stupore, come sto facendo io.

Ma, come dice il vecchio detto, le immagini valgono più di mille parole. Vi lascio al video, allora, sperando che anche voi – come me – lo troviate dannatamente affascinante.

* Viene spontaneo notare che se le margherite, di solito, hanno 34, 55 o 89 petali, l’amore trionfa due volte su tre. Chi prova a fare ”m’ama-non m’ama” si vedrà amato con la margherita da 55 e con quella da 89, non amato con quella da 34. A questo punto, basterebbe riconoscere ad occhio quelle da 89, o per lo meno imparare ad evitare quelle da 34, per avere una vita che più rosa non si può ;)



mercoledì 20 novembre 2013

Simone Weil a Joë Bousquet

Si è attenti all'altro specialmente (o solo, pare dirci la Weil) quando si è stati oggetto di attenzione in un momento di sofferenza. 
Quindi si impara a essere attenti all'altro da noi attraverso l'esperienza.

Quanto ci fa piacere che qualcuno ci chieda, con sincero interesse, "Come stai?"

Lo spunto è all'approfondimento della esperienza intellettuale e umana di Simone Weil, complessa figura femminile del Novecento.



lunedì 18 novembre 2013

Il Fesso - un esempio di sonetto

Ancora un esperimento dagli alunni della II B Linguistico. 
Questa volta si sono cimentati nientepopodimenoche nella stesura di un sonetto.

E così è stato rispettato il rigido schema dei quattordici versi tutti endecasillabi, raggruppati in due quartine e due terzine
E le rime? Sapreste ricostruire lo schema delle rime del seguente componimento?

Il tema è scherzoso e prende di mira i tipi sbruffoni, che millantano avventure e conquiste assai improbabili.




IL FESSO

Di gente vanitosa ce n'è tanta

Che il bell'aspetto tutto il dì decanta
Che l'attenzione dei compari vuole
E per averla dir menzogne suole.

Dicendo che hanno avuto tanti amori

Di mille donne aver infranto i cuori
Appaiono ridicoli e nol sanno
E mai nessuna donna vera avranno.

E quindi, amico mio, io ti consiglio

Se davvero una donna vuoi trovare
Di essere sincero con te stesso.

E fra le coppie non portar scompiglio

Ma la maschera cerca di levare
Se la parte non vuoi fare del fesso.

venerdì 15 novembre 2013

Un fiume in piena




Laudato sie, mi Signore, per sora acqua,
la quale è molto utile, et umile, et pretiosa et casta.

San Francesco 

Chiare, fresche et dolci acque,
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare, al bel fianco, colonna;
erba e fior, che la gonna
leggiadra ricoverse
co l’angelico seno;
aer sacro, sereno,
ove Amor co’ begli occhi il cor m’aperse;

F. Petrarca

acqua che odo,
acqua che lodo,
acqua che squilli,
acqua che brilli,
acqua che canti e piangi,
acqua che ridi e muggi,
tu sei la vita e sempre
e sempre fuggi.

G. d'Annunzio


(continuo? con le poesie, intendo...
quanto al resto, non c'è proprio più niente da aggiungere.
ci devono togliere tutto, sino all'ultima goccia).





giovedì 14 novembre 2013

Pensierino dell'ora del tè.

Il sapere è un processo continuo: la ricerca interessa anche le materie umanistiche. 

Il senso critico non si potrà mai ridurre ad una formula.

martedì 12 novembre 2013

Corpo


"C'è più assennatezza nel tuo corpo che in tutta la tua assennata saggezza" (F. N.)

Attraverso il corpo passa tutto ciò che riceviamo e doniamo. Tutto ciò che siamo. 

Ad ogni inspiro, siamo casa per il mondo. 

Ad ogni espiro, siamo a casa nel mondo. 

Così, nel qui e ora di ogni respiro, il corpo vibra, come un diapason, secondo il livello di sintonia tra ciò che è dentro e fuori di noi. 

Così, la saggezza è ricerca della salute, e viceversa. 

Qui e ora.









lunedì 11 novembre 2013

Postille manzoniane


LA CONVERSIONE E LA CONCEZIONE DELLA VITA E DELLA STORIA


La conversione rappresentò il fatto fondamentale nella vita e nell’opera del Manzoni, perché l’accettazione dei principi cristiani e della dottrina della Chiesa lo condusse al rifiuto dell’ateismo e del materialismo derivati dall’Illuminismo e accolti nella prima gioventù, e contemporaneamente ad una visione tutta nuova e coerente della vita e della storia.
La sua è una concezione che si ricollega inizialmente al pessimismo proprio delle ideologie romantiche, che vedevano l’uomo continuamente travagliato dalla sofferenza e dall’angoscia, le quali, nella nostra letteratura, si erano già espresse nelle opere di grandi scrittori e poeti dell’ultimo Settecento e del primo Ottocento, quali Alfieri, Foscolo, Leopardi. Ma mentre questi avevano incolpato della sofferenza dell’uomo la sorte, il destino, la natura, insomma una forza segreta che dominerebbe il mondo con le sue leggi immutabili, il Manzoni pensa che l’origine di ogni male e di ogni dolore vada ricercata nell’uomo stesso, che col suo peccare sconvolge l’ordine universale di armonia e amore e che per soddisfare le sue passioni determina per sé e per gli altri l’agitazione e il rimorso.
Ma il Manzoni, sulla base della sua fede nella dottrina cristiana, va ben oltre questa visione tutta pessimistica, in quanto nel dolore vede uno strumento prezioso nella vita dell’uomo, se questi sa accoglierlo e accettarlo. Esso infatti ha una grande funzione, sia che si abbatta sui cattivi sia che colpisca i buoni. Sui cattivi agisce come ultimo richiamo della bontà di Dio al ravvedimento. Ma il dolore è provvidenziale soprattutto per i buoni. A loro serve per renderli ancora migliori, per purificarli ed elevarli sempre più, sia agli occhi degli uomini che a quelli di Dio, e serve a farli degni e meritevoli del premio celeste. Per gli innocenti, dunque, il dolore è una “provvida sventura”.
Essendo questa la sua visione della vita, il Manzoni improntò tutta la sua produzione successiva alla conversione al motivo della Provvidenza. Essa, pur non limitando il libero arbitrio dell’uomo, entrerà di continuo nello svolgimento delle vicende che l’autore ricostruisce e spesso farà risolvere nel bene anche le azioni perverse.




LA POETICA MANZONIANA


In Manzoni confluirono i due elementi principali della dottrina romantica e divennero i cardini della sua poetica:
Ø      L’interesse per la storia
Ø      L’aspetto popolare della letteratura

Già nella prefazione al “Carmagnola il Manzoni combatte il principio delle unità pseudo-aristoteliche di cui accetta la sola unità di azione come elemento unificatore dell’opera d’arte; accenna, poi, al carattere dei cori delle sue tragedie, non parte integrante dell’azione, come nel teatro greco, ma un “cantuccio” in cui il poeta può parlare in prima persona, esprimendo le sue considerazioni; infine viene posto il problema della moralità dell’arte drammatica la quale, lungi dal corrompere, deve proporsi lo scopo di educare il popolo.

Francesco da Ponte detto Bassano, 
La battaglia di Maclodio, 1587La battaglia di Maclodio si svolse il 12 ottobre 1427 tra le truppe del Duca di Milano Filippo Maria Visconti e quelli della Repubblica di Venezia e di Firenze, unite in una lega antiviscontea. Sebbene fosse stato uno scontro con molti uomini, i morti furono relativamente pochi. Copiosi invece erano stati i prigionieri ed il bottino conquistato. Ma dopo un sol giorno gran parte dei milanesi catturati furono liberati per ordine del Carmagnola. Qusta mossa giustificò i sospetti da parte della Repubblica di Venezia verso il suo capitano di ventura, che fu accusato, processato e giustiziato. La vicenda fu fonte d'ispirazione per Il Conte di Carmagnola, opera di Alessandro Manzoni.

Nella “lettre a Monsieur Chauvet” (1820), un critico classicista francese che aveva formulato numerosi appunti al “Conte di Carmagnola”, il problema si amplia fino ad investire il rapporto tra storia e poesia; l’una e l’altra, secondo il Manzoni, debbono avere per oggetto il vero; unica loro differenziazione è il modo di trattarlo. Compito della storia è precisare i fatti con assoluta fedeltà e obiettività, compito della poesia è mettere in luce affetti, dolori, sentimenti dei protagonisti di tali avvenimenti, penetrando nell’animo sia dei vinti che dei vincitori, sia dei popoli che dei singolo individui, sia dei servi che dei padroni. La poesia, inoltre, è un completamento della storia anche dal punto di vista religioso, perché può esaltare il compito della Provvidenza e il suo operato nella vita degli uomini.

Il maggiore tentativo di dare una sistemazione organica e critica al suo ideale letterario il Manzoni lo compì nella “Lettera sul Romanticismo” al marchese Cesare d’Azeglio (1823, ma pubblicata solo nel 1871): inizialmente vi si trovava la nota formula “la letteratura deve proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo”, ma nella redazione definitiva questa formula fu ridotta al solo vero, in quanto essa appariva di per sé anche interessante e utile.
La letteratura, dunque, doveva proporsi fini educativi per il popolo, trattare argomenti attuali, moderni, popolari, di interesse generale e non individuale, ma soprattutto attenersi al vero storico, arricchendolo con approfondimenti psicologici.
Nella lettera l’esposizione delle dottrine romantiche è suddivisa in  due parti: quella negativa, che esclude l’imitazione dei classici e il ricorso alla mitologia, e quella positiva, che si riassume nella teoria del vero e che apre la strada al realismo.

Nel “Discorso sul romanzo storico” (1830, ma pubblicato nel 1842), dopo un’ulteriore riflessione sulla natura del vero, il Manzoni negò la possibilità di una coesistenza, nella medesima opera, di storia e poesia: da qui la condanna del romanzo storico, che presenta una ibrida mescolanza di storia e di invenzione, di fatti e di avvenimenti fantastici. Tale condanna, che implicitamente negava valore al suo stesso romanzo, è da far risalire al pregiudizio che il verosimile sia, per natura, inferiore alla verità storica; per cui da questo momento il Manzoni indirizzerà completamente la sua attività alla storiografia.




giovedì 7 novembre 2013

Piccolo pensiero delle 16.00 (più o meno)

Il criterio utilitaristico che vuole trarre il massimo beneficio dal minimo sforzo è l'esatto opposto di quanto serva al pensiero critico.

mercoledì 6 novembre 2013

Edoardo Bennato Marzo 1821



E' proprio l'ode civile di Alessandro Manzoni, quella patriottica, quella scritta in occasione dei moti scoppiati in Piemonte nel 1821, in pieno Risorgimento italiano.

Non è il primo caso di una poesia messa in musica da un artista pop. Ricordo la più nota versione di "San Martino" di Giosuè Carducci, messa in note addirittura da Fiorello!

Napoli

La poesia che segue è stata composta, come scrittura collettiva, dagli alunni della mia classe II B del Liceo Linguistico.
La consegna chiedeva di scrivere dieci versi su Napoli alternando endecasillabi e settenari.
Lo spunto è nato dalla lettura della poesia "Trieste" di Umberto Saba.

Sono stati bravissimi. Ma ecco la poesia.

foto della prof CdC


Da solo percorrevo le sue strade
Aperte verso il mare,
Che placano ogni cuore
Colmandolo di gioia.
Tra musica e parole
Somiglia a una canzone.

Se vai vicino al mare, a Mergellina,
T'imbarchi nella vita genuina,
Che è priva di ogni noia:
Senza fiato ti lascia la marina.



lunedì 4 novembre 2013

Ho sentito che non volete imparare (Bertold Brecht)

Ho sentito che non volete imparare niente.
Deduco: siete milionari.
Il vostro futuro è assicurato - esso è
Davanti a voi in piena luce. I vostri genitori
Hanno fatto sì che i vostri piedi
Non urtino nessuna pietra. 
Allora  non devi
Imparare niente. Così come sei
Puoi rimanere.
E se, nonostante ciò, ci sono delle difficoltà, dato che i tempi,
Come ho sentito, sono insicuri
Hai i tuoi capi che ti dicono esattamente
Ciò che devi fare affinché stiate bene.
Essi hanno letto i libri di quelli
Che sanno le verità
Che hanno validità in tutti i tempi
E le ricette che aiutano sempre.
Dato che ci sono così tanti che pensano per te
Non devi muovere un dito.

Però,  se non fosse così,

Allora dovresti studiare.


venerdì 1 novembre 2013

Per fortuna passò

Dico di Halloween. 
Già mi riesce difficile capire la festa del santo patrono, ferragosto, san Valentino et similia, figuriamoci Halloween. 
Fortuna, è passata anche quest'anno.
Facciamo ciao ciao con la manina e con una vignetta, un po' cattivella forse, o forse solo scherzosa.
Vada per la seconda. 
Perchè, se indossiamo centomila maschere nella nostra vita (Pirandello docet), sicuramente quella più simpatica è quella dell'umorismo.