Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

martedì 29 settembre 2015

Da Petrarca a Jovanotti

Sentirai che bella questa canzone di Jovanotti...
Conosci Jovanotti, vero? Spero di sì. Io ci sono cresciuta insieme.
E lui ne ha fatta di strada, e ha studiato, e ha fatto esperienza del mondo.

Non lo diresti, ma in questa canzone c'è l'eco di una lettera del poeta trecentesco Francesco Petrarca, da lui inviata all'amico Guglielmo da Pastrengo.
Anche nella lettera si legge, infatti, "Mi chiedi cosa faccio? Come ogni altro uomo, lavoro. Quale il mio aspetto? Molto sereno..."

In fondo dal poeta al cantante son passati solo settecento anni. Sembrano tanti, ma confrontati con l'infinità del tempo e riferiti all'infinità dell'Uomo sono pochi pochi, piccolini come un punto.

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