Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

lunedì 5 maggio 2014

Un profilo di Italo Svevo

Franco Basaglia:  la Trieste di Italo Svevo (Video Rai).
“Un`intervista allo psichiatra Franco Basaglia (1924-1980), che parla della situazione in cui versa la città di Trieste relativamente al malessere sociale e psichico. Alla fine della prima guerra mondiale Trieste era una città difficile, provata, in cui la borghesia aveva ormai perso il suo potere dopo il periodo d`oro dell`impero asburgico. Italo Svevo, attraverso il personaggio di Zeno Cosini, rappresenta il fantasma di questa borghesia in disfacimento, proprio nel periodo in cui a Vienna anche Freud ne smascherava le debolezze. La coscienza di Zeno è la parabola della borghesia che non sa decidere, che non prende posizione: rappresenta la fine di un’epoca. L’unità fornisce poi alcuni dati statistici: Trieste aveva a quel tempo percentuali altissime di malati di tubercolosi, di suicidi, di persone con disturbi mentali. Basaglia commenta questi dati, affermando che la tubercolosi era una malattia tipica della borghesia, mentre il suicidio non va assimilato alle malattie mentali ma si lega a problematiche presenti nella cultura austriaca e nei paesi nordici. Al discorso dello psichiatra, si alternano spezzoni dello sceneggiato La coscienza di Zeno (1966) di Daniele D’Anza, interpretato da Alberto Lionello. Zeno, nel passaggio finale del romanzo, esprime la profezia di una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni, attraverso cui l’umanità finalmente guarirà dai germi e dalle malattie di cui si nutre. Basaglia conferma la paura di Svevo per la malattia, come problema di controllo sociale da parte della borghesia: c’è bisogno della morte per avere la vita”.
La biografia di Svevo. Video RAI.
Italo Svevo e la medicina. Video realizzato per la mostra al Museo Sveviano GUARIRE DALLA CURACLICCA QUI.
Joyce a Trieste. VIDEO RAI.
Italo Svevo sul web. Sito a cura dell’Università di Trieste.
Il sito del Museo sveviano di Trieste.

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