Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

lunedì 29 febbraio 2016

Introduzione ai Sepolcri di Ugo Foscolo


Monumento a Michelangelo del Vasari (1570), in Santa Croce.


Il carme, iniziato probabilmente tra il luglio e il settembre del 1806, fu terminato nel dicembre, quando il poeta si trovava a Milano reduce dalla Francia, e pubblicato a Brescia nel 1807.  L'occasione esterna fu l'editto napoleonico di Saint Cloud (del  giugno 1804, esteso all’Italia con decreto del settembre 1806), in base al quale le sepolture dovevano avvenire in appositi cimiteri (non più nelle chiese) collocati fuori della città e le lapidi dovevano essere tutte della stessa grandezza. Da notare, però, che disposizioni simili esistevano già da tempo: fin dal 1768 il governo austriaco aveva prescritto la sepoltura lontana dall'abitato, perciò erano potute andare disperse le ossa del Parini, morto nel 1799.

Le dispute su tali provvedimenti legislativi erano naturalmente frequenti e vive. Ad una di queste partecipò  Foscolo con Pindemonte nel salotto veneziano di Isabella Teotochi Albrizzi e dovette esserne spunto il primo canto allora composto del poemetto pindemontiano sui cimiteri, in cui era difesa l'istituzione della sepoltura da un punto di vista religioso.

Assai diffusa era in quegli anni anche in Italia la lirica sepolcrale, fiorita in Inghilterra e in Francia. Ricordiamo le “Notti” di Young,  le ”Meditazioni sulle tombe” di Hervey, l' “Elegia sopra un cimitero campestre” di Grey, “La sepulture” di Legouvé. Anche in Italia non erano mancate composizioni su tale argomento prima dei “Cimiteri” di Pindemonte e dei “Sepolcri” di Foscolo, per esempio le “Notti romane al sepolcro degli Scipioni” di Alessandro Verri. Questa corrente di poesia sepolcrale può essere stata di stimolo al Foscolo, sempre attento alle mode letterarie

I “Sepolcri” hanno forma di epistola in endecasillabi dedicata a Pindemonte. La prima parte del carme è soprattutto elegiaca, quando accenna alla perpetua trasformazione  dell’universo, canta il risorgere della vita intorno alle tombe, quando rievoca accoratamente il Parini o descrive la rappresentazione dei cimiteri pagani e inglesi. Nella seconda parte domina il tema patriottico e soprattutto della poesia eternatrice, perciò il tono è quello dell'inno nella celebrazione di Firenze, nella esaltazione delle sepolture greche, nel ricordo della battaglia di Maratona, nella figura di Aiace, nella preghiera di Elettra, nella profezia di Cassandra.

Nei Sepolcri confluiscono tutti i temi dell'Ortis,  dei sonetti e delle odi.

  1. fatalità della morte:  il tempo distrugge e trasforma tutto, la materia ritorna alla materia;  quindi con la morte viene meno la vita dell'individuo. Questo concetto lucreziano e della filosofia materialistica del ‘700 si trasforma nell'immagine di un incessante moto, una forza operosa affatica di moto in moto tutte le cose, la natura con veci esterne, destina ad altre forme di vita i miseri avanzi dell'uomo;
  2. bellezza della vita: il carme si apre con l'immagine dei cipressi e delle tombe e subito dopo è sentita la bellezza della vita nelle sue ore future vaghe di lusinghe. In questo continuo intrecciarsi delle immagini di vita e di morte è una delle ragioni più vive del fascino della poesia del carme;
  3. amicizia: “dolce amico” è chiamato il Pindemonte, a cui il carme è dedicato, e di lui Foscolo  ricorda il verso elegiaco, i viaggi giovanili, a cui subito dopo contrappone il proprio incessante peregrinare di esule;
  4. figura del poeta: le immagini dei tre poeti Parini, Alfieri e Omero sono in realtà tre aspetti del Foscolo stesso e insieme simboli dei tre motivi che nel carme si avvicendano: l'amore per le vergini Muse, l'amore della Patria, l'amore della poesia eternatrice;
  5. esilio: l'esilio suggerisce al poeta accenti dolenti e fieri insieme, sia quando pensa alla sua vita raminga sia quando afferma la speranza che lui “ad evocar gli eroi chiamin le Muse”;
  6. sentimento patriottico: il motivo dell'antitesi tra l'Italia passata e la presente avrà grande favore nella poesia romantica, ma voci più vive sono l'esaltazione delle tombe di Santa Croce, la condanna del nuovo dominatore Napoleone e, per contrasto, la simpatia verso l'Inghilterra e Nelson, la commozione per il pianto di Cassandra sulla imminente rovina di Troia a significare il pianto del poeta sulla servitù d’ Italia, la celebrazione del vinto Ettore, eroe per la Patria;
  7. immortalità: non nel senso cristiano ma in quello estetico, come sopravvivenza delle umane memorie ad opera della poesia. Il tempo tutto travolge ma il canto delle Muse vince il silenzio di mille secoli.

Il messaggio del carme può essere così sinteticamente riassunto:

Le tombe, inutili ai morti perché la morte è un totale annullamento, giovano ai vivi:

  1. per motivi sentimentali: esse suscitano nei parenti e negli amici l'illusione che i defunti continuino ancora a vivere. Solo i malvagi, immeritevoli di ricordo, non curano le tombe; perciò a torto la legge accumuna le tombe dei buoni e dei malvagi, degli illustri e degli infami (episodio della tomba del Parini), versi 1-90;
  2. per motivi storici: il culto delle tombe, nato con patto sociale, accompagna in forme sia pure diverse (più serene e dignitose presso i pagani come ora nei cimiteri-giardini degli inglesi, più tristi secondo il rito cattolico) presso tutti i popoli lo sviluppo della civiltà e solo nelle nazioni corrotte e vili sono inutili le tombe, versi 91-150;
  3. per motivi patriottici: le urne dei forti accendono il forte animo ad egregie cose e rendono bella e santa la terra che le accoglie. Gli Italiani dalla venerazione dei loro grandi, soprattutto di quelli accolti in Santa Croce, prenderanno lo spunto per la liberazione della Patria, come gli Ateniesi dalle tombe di Maratona furono infiammati all'odio contro i barbari, versi 151 225;
  4. per motivi poetici: i sepolcri ispirano nei poeti i canti che rendono immortali gli eroi, come prova il sepolcro di Elettra, dalla quale nacquero i Dardanidi fondatori di Roma e progenitori della Giulia gente. Ispirato dai sepolcri dei grandi Troiani sorgerà, come profetizza Cassandra, il canto immortale di Omero che eternerà la gloria dei principi Argivi e soprattutto quella di Ettore, versi 226 295.




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