Il biografo antico Plutarco parla di Alessandro come di un giovane ambizioso, desideroso di onori, dalla personalità granitica. Amava l'arte e si fece ritrarre dallo scultore Lisippo con i lineamenti gentili, il corpo snello, gli occhi come animati da un'ansia spirituale e quindi volti a fissare un punto immobile e lontano.
Ritratti idealizzati quelli di Alessandro quindi, di questo " protettore degli uomini" ( Αλεξανδρος (Αλεξ-ανδρòς) verbo=αλεξω (alexo, "proteggere" "difendere", "aiutare") e ανηρ (aner, al genitivo ανδρος, andròs, "uomo") che significa Difensore degli Uomini o Protettore degli uomini).
Conquistò il più grande impero dell'antichità e nel mosaico dalla Casa del Fauno di Pompei, databile intorno al 300 a.C., è raffigurato sulla sinistra, senza elmo, mentre coraggiosamente si getta nella mischia dei Persiani perchè "nulla è impossibile per colui che osa", guidati da Dario III forse a Isso oppure a Gaugamela, insomma in una delle battaglie in cui egli mise in fuga quei Persiani dallo sguardo sgomento, a cavallo di bestie sudate dalla paura, guidate da un imperatore rassegnato e già disposto alla fuga.
Nel video qui sotto un bel documentario su vita e imprese di Alessandro.
L’immagine più nota di Alessandro Magno è quella di un giovane con il collo lievemente inclinato a sinistra, come intento a riflettere «intorno a se stesso o a qualcosa».
Ma all'osservatore viene spontaneo chiedersi chi veramente si celi dietro quell’immagine.
Quali eventi e circostanze deviarono la sua vocazione di letterato e filosofo, allievo del grande Aristotele, appassionato di matematica e botanica, trasformandolo nello spietato conquistatore eretto a modello da Cesare e Nerone, Traiano e Adriano, Luigi XIV e Napoleone?
E' evidente, infatti, che siamo di fronte a un enigma in molteplici forme che potremmo definire come «il modello dei modelli» , una sorta di sintesi di figure storico-mitiche: un io contraddittorio che combina l’ira furiosa e l’amicizia disinteressata di Achille, l’«estrema mobilità» di Dioniso, la resistenza al dolore di Eracle e la tolleranza di Ciro il Grande.
In fondo le due antitetiche vocazioni rimasero intatte, giacché l’immenso esercito di Alessandro era costantemente accompagnato da filosofi, sacerdoti, geografi, attori e cortigiane.
E l’ansia intellettuale e la sete di conquista di Alessandro scaturivano in realtà dalla medesima pulsione: le tappe del crescendo espansionistico sono infatti luoghi fisici e insieme momenti di un itinerario conoscitivo destinato ad arrestarsi davanti all’Oceano Indiano, «afoso, sterminato e senza volto», come in uno scacco metafisico.
E' per questo che, per concludere questo breve profilo di Alessandro, mi piace proporre una bella canzone del professore Vecchioni che del generale ricorda soprattutto l'umanità, le perplessità, le insoddisfazioni inevitabili di fronte all'immenso che a nessun mortale può essere concesso.
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