Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

mercoledì 4 dicembre 2013

POSITIVISMO ED EVOLUZIONISMO


Un dato assolutamente imprescindibile  per  la comprensione  del fenomeno culturale europeo e italiano della seconda metà dell’Ottocento è la diffusione della mentalità e della filosofia positivistiche, alimentate dal successo dell’economia e dello sviluppo industriale.

All’origine del positivismo c’è il pensiero del filosofo francese Auguste Comte (1798-1857) che aveva indicato nello stadio “positivo” dominato dalla scienza quello più progredito cui l’umanità è giunta nel corso del suo sviluppo.



Studiando lo sviluppo dell’attività intellettuale in tutte le sue differenti sfere, Comte ritiene di avere scoperto una legge fondamentale, esposta nel “Corso di filosofia positiva”, secondo la quale ogni conoscenza passa attraverso tre stadi teorici diversi: quello teologico, quello metafisico e quello scientifico o positivo.

Nello stadio teologico lo spirito umano, impegnato  nella ricerca dell’essenza delle cose, delle cause prime e ultime dei fenomeni, ricorre ancora, per le sue spiegazioni, all’intervento diretto di agenti soprannaturali.

In quello metafisico sostituisca ad essi alcune forze astratte.

Nello stadio positivo lo spirito umano, riconoscendo l’impossibilità di ottenere nozioni assolute, rinuncia a cercare l’origine dell’universo e a conoscere le cause ultime dei fenomeni, per dedicarsi totalmente ed esclusivamente, servendosi dell’osservazione e del ragionamento, alla scoperta delle loro leggi effettive, cioè delle loro relazioni invariabili. La scienza, dunque, deve spiegare come un fenomeno si manifesta, cercando le leggi che ne determinano l’esistenza.

All’interpretazione ciclica della storia del pensiero greco, secondo la quale le vicende umane percorrono uno sviluppo che segue i processi naturali di nascita, crescita e morte (dopo la quale ricomincia un nuovo ciclo) e alla concezione cristiana della storia come luogo della manifestazione di Dio sotto forma di Provvidenza, il positivismo oppone l’ideologia del progresso, secondo la quale le epoche storiche sono tappe successive per avvicinarsi all’ “età della scienza”, meta finale dello sviluppo dell’umanità.

L’idea positivista di un progresso inarrestabile comporta una visione ottimistica della realtà e, in molti casi, un’interpretazione favorevole della società industriale. Non mancano tuttavia nel mondo intellettuale le denunce dell’oppressione del capitalismo, che sacrifica molte vite umane in nome del profitto e dell’adesione ai principi del marxismo, con una radicale messa in discussione del sistema economico e sociale dominante e la proposta di una società senza classi.

Accanto alla tendenza “sociale” del positivismo di Comte, si afferma una tendenza “evoluzionistica”, il cui frutto più noto in campo scientifico è rappresentato dalle teorie di Charles Darwin. Con evoluzionismo si indica quella concezione per la quale tutti gli organismi viventi obbediscono a una legge di continua evoluzione da stadi inferiori a stadi superiori.



Nel trattato “Sull’origine delle specie” (1859) Darwin ipotizza che la vita apparve in principio in forme molto semplici, che si modificarono via via secondo il principio della “selezione naturale”: si salvarono dalla estinzione solo quelle specie che seppero sviluppare (per mutazione genetica) e trasmettere ai loro discendenti caratteristiche adatte a sopravvivere in un ambiente che, nel corso di migliaia di anni, andava profondamente modificandosi.




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