Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

sabato 21 settembre 2019

Lottare per i propri sogni

Alessandro d'Avenia, autore del brano che stai per leggere, è nato a Palermo nel 1977, figlio di un padre dentista e di una madre appassionata di lettere classiche. Anche lui si è laureato in lettere classiche e adesso insegna in un liceo di Milano.

Papà non è tornato per cena. Quando è rientrato era così tardi che non ho avuto il coraggio di chiedergli nulla. Non era il momento opportuno. Mi avrebbe fulminato e non potevo bruciarmi la mia unica possibilità. Io sono ancora sveglio perché sto cercando di scrivere il compito per il Sognatore. Non mi è mai fregato niente dei compiti difficili. Quando non mi riescono vado a dormire tranquillo e li copio il giorno successivo. Non so perché in questo caso c'è in gioco qualcosa di più, che mi spinge ad accettare la sfida. Come se, gettando la spugna, tradissi il Sognatore o me stesso. 



Sono davanti allo schermo del computer. Scrivo le domande del titolo: "Perché Roma, Alessandria e Bisanzio sono state bruciate dai loro conquistatori? Cosa animava barbari, arabi, turchi? Cosa li rendeva simili pur essendo così diversi?". Bianco. Non mi viene niente. Bianco come questo maledetto schermo. Bianco come il sangue di Beatrice. Chiamo Silvia. Non risponde. Silvia lascia sempre il cellulare acceso perché vuole che io possa chiamarla in qualsiasi momento se ho bisogno di aiuto. Silvia è il mio angelo custode. L'unica differenza è che lei la notte dorme, e a volte non sente il cellulare vibrare, come adesso. Devo risolvere da solo. 
È tardi. Fuori c'è il nero della notte e la mia mente è bianca. Cerco di trasformarmi in uno di quei saccheggiatori e mi chiedo cosa voglio ottenere dando fuoco ai libri che contengono. Mi aggiro per le strade polverose di Roma, di Alessandria e di Bisanzio, che poi ho scoperto essere diventata Costantinopoli e poi Istanbul, e in mezzo agli strepiti e alle urla della gente do fuoco a migliaia di libri. Mi sbarazzo di tutti quei sogni di carta e li trasformo in cenere. Li trasformo in fumo bianco. 
Ecco la risposta. Incenerire i sogni. Bruciare i sogni è il segreto per abbattere definitivamente i propri nemici, perché non trovino più la forza di rialzarsi e ricominciare. Non sognino le cose belle delle loro città, delle vite altrui, non sognino i racconti di altri, così pieni di libertà e di amore. Non sognino più nulla. Se non permetti alle persone di sognare, le rendi schiave. E io, saccheggiatore di città, adesso ho bisogno solo di schiavi, per regnare tranquillo e indisturbato. E così, non rimanga parola su parola. Ma solo bianca cenere dei sogni antichi. Questa è la distruzione più crudele: rubare i sogni alla gente. Lager pieni di uomini bruciati con i loro sogni. Nazisti ladri di sogni. Quando non hai sogni li rubi agli altri, perché non li abbiano neanche loro. L'invidia ti brucia il cuore e quel fuoco divora tutto... Quando finisco di scrivere fuori è buio come prima, e dal nero della notte io ho rubato i segni che adesso riempiono lo schermo bianco. Ho scoperto qualcosa: studiando, scrivendo. È la prima volta, ma non prenderò l'abitudine... E naturalmente l'inchiostro nero della stampante è finito, non mi resta che stamparla a colori. Rosso. 



Il Sognatore gira per i banchi a controllare l'esito della ricerca. Tutti sembrano averla svolta. A turno, chi vuole è chiamato a leggerla ad alta voce. Sembra di immergersi nella polvere e nel fuoco di secoli fa, eppure siamo in classe. Tutti hanno scritto qualcosa di cui sono orgogliosi, almeno quelli che hanno il coraggio di leggere. Io naturalmente non sono tra loro, leggere ad alta voce è come cantare. Suona la campanella. Ci affrettiamo a consegnare i nostri compiti, ma il Sognatore non li vuole. Incredibile! Preferisce che conserviamo la risposta che abbiamo trovato. E la custodiamo per noi stessi. 
Il Sognatore è proprio un pazzo. Ti dà i compiti e poi non ti mette il voto. Che razza di professore è uno che non ti mette il voto? Certo però che è riuscito a far svolgere a tutti la ricerca. Anche a me, nel cuore nero della notte. Allora forse non è necessario il voto per costringerti a studiare. Il Sognatore rimane seduto benché la classe si stia svuotando. Sorride e gli brillano gli occhi. Ha fiducia in noi. Ci crede capaci di fare cose belle. Forse non è del tutto un fallito. 
Non lascerò che i saccheggiatori brucino i miei sogni e li riducano in cenere. Non lo permetterò a nessuno. Rischio di non rialzarmi più. Invece Beatrice ha bisogno di me e non di un cumulo lagnante di macerie. Non voglio dimenticarmi quello che ho scoperto. Non voglio perché è troppo importante, ma ho la memoria scadente. Devo scrivere tutto, altrimenti dimentico. Forse l'unico modo di salvarmi dalla mia memoria è diventare scrittore. Ne voglio parlare con Silvia, è l'unica che non mi prenderebbe in giro. Come se avesse ascoltato i miei pensieri si avvicina, mi si stringe al braccio e appoggia la testa sulla mia spalla. 
«Cosa volevi ieri? Ho visto la chiamata solo stamattina.» 
«Volevo una mano per la ricerca.» 
Silvia solleva la testa e mi fissa con un'espressione triste:
«E certo. Cos'altro?» 
Si stacca e si allontana. 
La fisso andar via con la sensazione di non aver capito, come quando papà mi dice qualcosa e ne intende un'altra. A proposito, devo parlare con papà prima che me ne dimentichi...  

Alessandro d'Avenia, da Bianca come il latte, rossa come il sangue, 2010

Il romanzo racconta in prima persona la storia di Leonardo (meglio conosciuto come Leo), ragazzo di 16 anni innamorato di Beatrice, una ragazza dai lunghi capelli rossi. Leo descrive la scuola come una perdita di tempo, ma grazie ad essa ha conosciuto Silvia, la sua fedelissima migliore amica segretamente innamorata di lui. Oltre a lei giocano un ruolo importante nella sua vita Niko, il suo migliore amico, con cui gioca nella squadra di calcio della scuola, i "Pirati", Gandalf, il professore di religione, i suoi genitori, ed il "Sognatore", un giovane supplente di storia e filosofia con cui Leo ha inizialmente un rapporto controverso. Leo all'inizio lo considera uno "sfigato", ma l'insegnante riuscirà col passare del tempo a coinvolgerlo nelle sue lezioni e a fargli capire l'importanza dei sogni. Nella prima parte della storia si nota il lato più scherzoso e spensierato del ragazzo, il quale però, dopo aver scoperto che Beatrice è malata di leucemia, vivrà una trasformazione radicale. Infatti Leo prima si reca insieme al padre all'ospedale per donare il sangue a Beatrice, poi le scrive una lettera in cui le confessa i suoi sentimenti, ma a causa di un incidente in motorino non riuscirà a consegnargliela. Dopo le vacanze invernali Leo riuscirà finalmente a conoscere Beatrice, recandosi a casa sua insieme a Silvia una mattina dopo aver marinato la scuola. Il ragazzo riuscirà a confessare alla ragazza i sentimenti che prova per lei, ma Beatrice gli dirà che è tutto vano, in quanto lei sta per morire. Leo continuerà comunque a frequentare Beatrice, che gli farà capire che la sua anima gemella in realtà è Silvia. Il giovane è quindi pronto a dichiararsi all'amica sulla "loro" panchina al parco, ma il tutto si concluderà con la loro separazione. Infatti Silvia, gelosa di Leo, tempo prima aveva dato di proposito all'amico il numero sbagliato di Beatrice, affinché lui non riuscisse a conquistarla.
Verso la fine della scuola muore Beatrice nonostante tutte le cure che aveva fatto. Dopo le vacanze estive però Leo, leggendo una lettera di Silvia, capirà i sentimenti dell'amica e va fuori da casa sua per cantarle una serenata.
Dal libro è stato tratto un film Bianca come il latte, rossa come il sangue, uscito nelle sale nel  2013.
(da Wikipedia)

Esercizi di comprensione e analisi

1) Qual è il primo insegnamento che Leo ricava dalla ricerca svolta? Indica le conclusioni a cui giunge.
2) Cosa pensa di fare Leo per non dimenticare quello che ha imparato?
3) Silvia mostra una certa delusione quando viene contattata da Leo. Sapresti spiegare perché?
4) Hai notato come è frequente il riferimento ai colori? Quali sono i colori significativi per Leo? Che cosa rappresentano?
5) Riconosci i luoghi in cui si svolge la vicenda.
6) Secondo te, perché Leo pensa che il suo professore sia un "Sognatore"?
7) Credi che il professore sia riuscito ad ottenere da Leo i risultati che sperava? Come ci è riuscito?
8) Nella frase Volevo una mano per la ricerca, di registro basso, sostituisci la parola mano con un'altra parola in modo da passare a un registro intermedio.
9) Gettare la spugna
    Bruciarsi una possibilità
Spiega che vogliono dire queste due espressioni colloquiali ricorrendo a un registro intermedio.
10) In mezzo agli strepitii e alle urla della gente: cerca tre sinonimi per la parola strepitii
11) Mi sbarazzo di tutti quei sogni di carta e li trasformo in cenere. E' una frase semplice o un periodo? Distingui  i nomi concreti e i nomi astratti.
12) Cerca due sinonimi e due contrari della parola Sognatore.
13) «Leo, amare è un verbo, non un sostantivo. Non è una cosa stabilita una volta per tutte, ma si evolve, cresce, sale, scende, si inabissa, come i fiumi nascosti nel cuore della terra, che però non interrompono mai la loro corsa verso il mare. A volte lasciano la terra secca, ma sotto, nelle cavità oscure, scorrono, poi a volte risalgono e sgorgano, fecondando tutto.» 
Viene il giorno che ti guardi allo specchio e sei diverso da come ti aspettavi. Sì, perché lo specchio è la forma più crudele di verità. Non appari come sei veramente. Vorresti che la tua immagine corrispondesse a chi sei dentro e gli altri, vedendoti, potessero riconoscere subito se sei uno sincero, generoso, simpatico... invece ci vogliono sempre le parole o i fatti. E necessario dimostrare chi sei. Sarebbe bello doversi limitare a mostrarlo. Sarebbe tutto più semplice. 
Commenta a tua scelta uno dei due passaggi tratti dal libro di Alessandro d'Avenia.
14) Ti capita di studiare per il puro piacere di imparare cose nuove e senza la preoccupazione del voto? Pensaci, poi in classe ne discuteremo insieme ai compagni e alle compagne.



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