Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

lunedì 17 febbraio 2014

Il poeta veggente



Testo teorico fondamentale per comprendere la poetica simbolista è questa lettera di Rimbaud all'amico Paul Demeny del maggio del 1871. Rimbaud vi sviluppa il tema della poesia come conoscenza intuitiva e la teoria del poeta veggente che, attraverso la visione e l'allucinazione, coglie l'autenticità dell'io. Le sue riflessioni hanno influenzato profondamente la poesia moderna.



Il Poeta si fa veggente mediante un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di pazzia; cerca egli stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non conservarne che la quintessenza. Ineffabile tortura nella quale ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale diventa fra tutti il grande infermo, il grande criminale, il grande maledetto, – e il sommo Sapiente! – Egli giunge infatti all’ignoto! Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Egli giunge all’ignoto, e quand’anche, sbigottito, finisse col perdere l’intelligenza delle proprie visioni, le avrebbe pur viste! Che crepi nel suo balzo attraverso le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti sui quali l’altro si è abbattuto! [...]

Dunque il poeta è veramente rubatore di fuoco.
A suo carico sono l'umanità e perfino gli animali; egli dovrà far sentire, palpare, ascoltare le sue invenzioni; se quello che riporta da laggiù ha forma, darà forma; se è informe, darà l'informe. Trovare una lingua. [...]
Questa lingua sarà anima per l'anima, riassumendo tutto, profumi, suoni, colori, pensiero che aggancia il pensiero e tira. Sarebbe compito del poeta definire la quantità d'ignoto che si ridesta nell'anima universale del suo tempo.

Rimbaud pone l'accento sulla metodica sregolatezza di tutti i sensi, attraverso la quale l'artista veggente (in francese voyant) "vede" più e meglio dell'uomo comune e scopre dimensioni nascoste della realtà, oltre i limiti della materia e del visibile. La novità consiste nella definizione del modo in cui il poeta veggente diventa tale, di ciò che "vede", del linguaggio che traduce i suoi stati d'animo, anche i più confusi e sregolati. 
Le argomentazioni sono espresse in un linguaggio frammentario, che traduce l'entusiasmo del poeta nella ricerca di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di "vedere" misteri agli altri sconosciuti.

Odilon Redon, L'occhio, come un pallone bizzarro, si dirige verso l'infinito, 1882, Parigi.


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