Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole (Goethe). E' questo lo scopo del blog, divagare. Divagare, quindi volare, solo tra le cose belle, siano esse le parole ben messe, i pensieri, la musica o qualsiasi altra forma di arte. Qui si ama e si coltiva la bellezza che non muore.
Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.
Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.
lunedì 30 novembre 2015
Carlo Goldoni: Teatro e Mondo
Commedia in tre atti in prosa rappresentata per la prima volta in Venezia nel carnevale dell’anno 1760.
NB: le note al testo sono dell’autore
Noi intendiamo in Venezia per uomo Rustego un uomo aspro, zottico, nemico della civiltà, della cultura, del conversare. Si scorge dal titolo della Commedia non essere un solo il Protagonista, ma varii insieme, e in fatti sono eglino quattro, tutti dello stesso carattere, ma con varie tinte delineati, cosa per dire il vero dificilissima, sembrando che più caratteri eguali in una stessa Commedia possano più annoiare che dilettare.
Felice, moglie di Canciano
Il conte Riccardo
Lunardo, mercante
Margarita, moglie di Lunardo in seconde nozze
Lucietta, figliuola di Lunardo del primo letto
Simon, mercante
Marina, moglie di Simon
Maurizio, cognato di Marina
Filippetto, figliuolo di Maurizio
La scena si rappresenta in Venezia
La visione del mondo dei rusteghi è tutta espressa nei loro dialoghi: guardano al passato e odiano il nuovo che avanza. Rimpiangono i tempi andati, quando i genitori decidevano per i figli e tra loro non c’era nessuna intimità. Ricordano con nostalgia quando i giovani erano economi e previdenti, conoscevano il valore del denaro e non lo spendevano in frivolezze. ora, invece, questi sciocchi (martuffi) non rinunciano a nulla, vogliono divertirsi, andare a teatro, decidere della loro vita (no ghe ne xè più de quei zoveni del nostro tempo, rr. 182-183). I rusteghi, pur accomunati da un’etica severa, presentano tinte psicologiche diverse: Maurizio e Simon appaiono più ossessivamente attaccati al denaro dello stesso Lunardo, il quale lascia trasparire il proprio affetto paterno nei confronti della figlia, ma lo nasconde dietro un modo di fare aspro e autoritario (Vedeu? vu no savè gnente. Ghe voggio ben, ma la tegno in timor, r. 5).
Nel descrivere la vita della borghesia veneziana, nel momento di crisi morale ed economica e di trapasso di mentalità fra le generazioni, la posizione dell’autore è chiara: condanna la visione della vita di questi rusteghi, dei quali sottolinea l’ignoranza (Mi i m’ha menà una sera per forza a l’opera, e ho sempre dormio, r. 189), la chiusura d’orizzonti e la grettezza (Vustu véder el Mondo niovo? …Mi me taccava ai do soldi, rr. 190-191), e il parlare per sentenze proverbiali (chi no sa tàser, no gh’ha prudenza; li buta via… a palae, rr. 180; 197-198). Goldoni sta con le donne e con i giovani, più aperti al nuovo, certamente più liberi e disposti al dialogo. Non a caso Filippetto è andato a confidarsi con la zia, suscitando la rabbia di Lunardo (So pare ghe l’ha confidà, e lu subito el lo xè andà a squaquarar, rr. 175-176; Mi no parlava squasi mai gnanca co mia siora mare, r. 187).
Lo strumento di questa rappresentazione è il veneziano cittadino e “civile”, privo di volgarità. La commedia sottolinea anche l’abilità con cui Goldoni maneggia il dialogo, ricco di espressioni gergali e di intercalari che, oltre a comunicare l’idea di un ambiente sociale reale, si adattano bene alle caratteristiche dei personaggi e ai loro valori. Per esempio, il vegnimo a dir el merito di Lunardo, che tanto fa arrabbiare la moglie (el me stuffa con quel so «vegnimo a dir el merito»… no lo posso più soportar), traduce in pieno la mentalità del mercante, abituato a concludere concretamente gli affari con il conto, ovvero con il «merito».
B. Panebianco, M. Gineprini, S. Seminara, LETTERAUTORI, Zanichelli, 2011
venerdì 20 novembre 2015
lunedì 9 novembre 2015
Leopardi e il desiderio infinito
Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni… Io considero le illusioni come una cosa in certo modo reale stante ch'elle sono ingredienti essenziali del sistema della natura umana, e date dalla natura a tutti quanti gli uomini, in maniera che non è lecito spregiarle come sogni di un solo, ma propri veramente dell'uomo e voluti dalla natura, e senza cui la vita nostra sarebbe la più misera e barbara cosa ec. Onde sono necessari ed entrano sostanzialmente nel composto ed ordine delle cose ( Zibaldone, 51).
Tutto è nulla al mondo, anche la mia disperazione, della quale ogni uomo anche savio, ma più tranquillo, ed io stesso certamente in un'ora più quieta conoscerò, la vanità e l'irragionevolezza e l'immaginario. Misero me, è vano, è un nulla anche questo mio dolore, che in un certo tempo passerà e s'annullerà, lasciandomi in un voto universale, in un'indolenza terribile che mi farà incapace anche di dolermi (Zibaldone, 72).
John Constable, Studio per un paesaggio marino con pioggia, 1824 |
Dante, Purgatorio, canto XI (questionario di comprensione e di analisi)
Il padre nostro dei superbi
1) Con quale spirito viene recitato il Padre nostro dalle anime dei superbi?
La superbia
2) Quali aspetti della superbia vengono concretizzati nelle anime che Dante incontra e di cui conosce la storia?
3) Spiega la similitudine delle anime dei superbi che avanzano sotto il peso che hanno sulla testa.
Omberto Aldobrandeschi
4) Si può dire che nelle parole di Omberto Aldobrandeschi si nota una volontà di espiazione del suo peccato? Spiega la tua risposta.
Oderisi da Gubbio
5) Di quali ambiti artistici parla Oderisi nel suo accorato discorso sulla vanità della fama?
6) Spiega la sua riflessione sulla vanità della gloria dell'ingegno umano.
Provenzan Salvani
7) Chi era Provenzan Salvani?
8) Quale dubbio Dante esterna a Oderisi riguardo al fatto che Provenzano è già in Purgatorio?
9) Racconta la buona azione del Salvani.