Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

sabato 27 settembre 2014

Un bellissimo regalo ai lettori


Cinque maggio - di Alessandro Manzoni

Comprensione

1)      Qual è la reazione del poeta all’annuncio della morte di Napoleone? Quali le reazioni della società?
2)      Da che cosa è stata caratterizzata la vita di Napoleone?
3)      Quali sentimenti prova l’imperatore durante il suo esilio a Sant’Elena?
4)      Qual è il suo rapporto con la fede nell’ultimo periodo di vita?

Competenza metrica

5)      Che tipo di versi costituiscono quest’ode manzoniana?
6)      Che cos’è un’ode?
7)      Individua tutti i versi tronchi presenti nel componimento e spiega perché si chiamano così.

Interpretazione

8)      L’ode è contrassegnata da una costante oscillazione fra i poli del dinamismo e della staticità. Esamina il componimento dal punto di vista lessicale e disponi su due colonne le parole che comunicano sensazioni di movimento e quelle che comunicano sensazioni di immobilità. Indica, quindi, per ciascuna parola trovata a quale situazione si riferisce.
9)      Nel testo ricorre per quattro volte il pronome ei riferito a Napoleone. Descrivi brevemente le diverse situazioni della vita di Napoleone a cui di volta in volta esso viene riferito.

Produzione

10)  Dopo avere letto l’ode ed esserti documentato su Napoleone, ti sarai fatto un’idea del carattere del personaggio e delle sue reazioni di fronte agli eventi. Prova allora  a tracciare un ritratto psicologico dal momento dell’ascesa a quello della sconfitta. Potrà esserti utile anche osservare qualche ritratto di Napoleone dal quale potrai trarre spunto per arricchire il profilo con delle notazioni di tipo fisiognomico.

Napoleone valica
il San Bernardo
(J. L. David, 1800)



martedì 23 settembre 2014

Dante e Beatrice


Henry Holiday, Dante e Beatrice, 1883.

Il dipinto si riferisce all'episodio narrato da Dante nella Vita nova. Per celare il segreto del suo amore per Beatrice, il poeta aveva finto di rivolgere le sue attenzioni verso un'altra donna, suscitando con tale comportamento gli indiscreti e maliziosi commenti della gente. Per questo motivo Beatrice, indignata, decise di negargli il saluto.

FRANCY’S DINNER (allegro ma non troppo)


Macinò la carne cruda con lo spezzatino e le patate, unì le uova , il prezzemolo, il formaggio, sale, pepe e noce moscata. Impastò bene. Scottò le verze in acqua bollente per 3 minuti. Su un tavolo cosparse di formaggio e sistemò le verze ben allargate. Battè il costone delle verze con il batticarne. Vi sistemò il ripieno, le avvolse e unì due alla volta fermandole con due stuzzicadenti. In una teglia sciolse il burro, mise gli involtini infarinati e li rosolò da entrambe le parti. Bagnò con del brandy, unì la salsa di pomodoro e il brodo di carne. Coprì con la stagnola e mise in forno già caldo a 180°C per 40 minuti . Li tolse dal forno ed eliminò gli stuzzicadenti.


Quando si sentì toccare sulla spalla lei, con un leggero sussulto, si voltò.
L’espressione sul suo viso era di totale inconsapevolezza.
D’altronde, come avrebbe potuto essere diversamente?
Non c'eravamo mai incontrate prima d’ora.
Anzi no, non era proprio esatto: soltanto lei non aveva idea di chi fosse quella che le stava di fronte.
Io, al contrario, conoscevo bene quel viso, quei capelli biondi.
L’avevo visto una sola volta, di sfuggita, in una vecchia fotografia.
Una di quelle immagini finto glamour da fotografo di periferia, col suo bell’abito bianco da sposa.
Eppure, una sola volta era bastata perché quel volto mi rimanesse piantato nella testa per sempre.
- Sì? - disse lei.
Inconsapevolezza e indifferenza.
Cretina.
- La prego, mi aiuti… è successa una cosa terribile… per favore… la macchina…
Stupore. Perplessità. Un lieve accenno di diffidenza ma non ancora paura.
Bene.
- Cos’è successo? A chi?
Le sue pupille si strinsero appena, mentre il suo sguardo passava dal mio viso alla strada deserta.
- La prego… presto, venga…il mio bambino…
Senso materno. Nessuna donna è immune.
Ti frega sempre.


Tritò finemente cipolla, sedano, carota e tostò il tutto con olio e burro per 10 minuti. Aggiunse la carne trita. Fece rosolare a fuoco forte per circa 10 minuti, aggiunse un bicchiere di vino rosso e dopo 10 minuti i pomodori pelati, sale e pepe.
Lasciò cuocere il tutto per circa 1 ora e quando il ragù fu pronto mise sul fuoco la pentola con l’acqua per le tagliatelle.



Quando il pesante pappagallo in alabastro le piombò sul cranio, il cuoio capelluto si aprì in un largo squarcio rossastro.
Dopo il secondo colpo il sangue iniziò a colarle sui capelli e lungo il collo.
Al quarto, l’osso occipitale cedette e i residui di materia grigia che ne fuoriuscirono si mescolarono a schegge d’osso, sangue e frammenti d’alabastro, formando una disgustosa poltiglia d’indefinibile colore scuro.
Accidenti. Una costosa messa in piega irrimediabilmente rovinata.
Un vero peccato.


Dopo aver fatto marinare la carne nel barolo per tutta la notte assieme alle carote, al sedano, alle cipolle, al prezzemolo, al sale ed al pepe, la scolò e la fece rosolare nel burro facendola colorire bene da tutti i lati a fuoco vivace. Quando fu ben dorata, ci versò sopra il barolo e le verdure della marinatura, fece riprendere il bollore e continuò la cottura a fuoco bassissimo per circa due ore. Trascorso il tempo, levò carote e cipolle con la schiumarola e le passò nel passaverdure assieme al sugo di cottura e riversò il tutto sulla carne. Continuò la cottura del brasato per ancora un’ ora, sempre a fuoco lento, girandolo abbastanza sovente. A cottura ultimata, tolse la carne dalla casseruola, assaggiò l'intingolo, regolò di sale e aggiunse una grattatina di noce moscata.


Tagliarla a pezzi, tutto sommato, fu meno facile di quanto mi aspettassi.
Mi ci volle un intero pomeriggio di lavoro ma, alla fine, parti inutilizzabili escluse, ne ricavai una trentina di sacchetti, tutti debitamente datati e numerati, da mettere dentro al congelatore.
Ne tenni giusto un paio da parte poi presi tutti gli avanzi, il grembiule e i guanti di gomma, li infilai in un sacco nero con maniglie chiudendolo per bene.
Lavai pavimento, attrezzi e suppellettili con acqua e candeggina e mi avviai, a piedi, rabbrividendo per il freddo pungente, verso il bidone dei rifiuti organici.


Preparò con cura la tavola, accese le candele, stappò il vino.
Qualche minuto più tardi il campanello suonò
- Ciao - gli disse.
- Ciao, amore
La baciò sulla bocca.
Lei gli rispose con consueta passione.
- mmmh…che profumino…
Si staccò da lui con un sorriso compiaciuto.
- Sopresa …
Quand’ebbero finito di mangiare lui accese una sigaretta per lei e per sé.
Poi le prese una mano e se la portò a contatto con la guancia.
- Com’era la cena? - gli domandò.
- Fa-vo-lo-sa - rispose lui con un sorriso.
Lei gli accarezzò il viso dolcemente.
Poi, come pentita di quell’improvviso gesto di tenerezza, ritrasse le dita e tentò un accenno di conversazione.
- Allora, tutto bene a casa? Tua moglie?
- Veramente non la sento da ieri. Doveva telefonarmi per farmi sapere a che ora andarla a prendere alla stazione ma non ha chiamato. Boh, avrà il cellulare scarico, come al solito.
- Vedrai che più tardi si farà viva…. Vuoi un caffè?





giovedì 18 settembre 2014

Humor



UNA RISATA CI SEPPELLIRA'

L’umorismo è il senso della coesistenza più o meno pacifica dei contrari in tutte le cose umane, per cui si viene a scoprire il comico nel tragico e nel solenne, e il tragico e il solenne nel comico, la saggezza nella follia e viceversa. 
Ce le facciamo quattro risate?
















mercoledì 17 settembre 2014

Lo specchio magico - Michel Tournier


C’era una volta un califfo di Ispahan che dopo vent’anni di felicità coniugale s’andava tristemente disamorando della regina. Col cuore in pezzi, la vedeva perdere di giorno in giorno il fascino che aveva conservato tanto a lungo. Il viso della regina stava diventando scialbo, appariva grigio, cupo e mesto. Gli angoli delle labbra mostravano una piega amara e delle rughe violacee le appesantivano lo sguardo spento. Pareva soprattutto che avesse rinunciato a sedurre e che deliberatamente venisse meno al dovere di essere bella a cui ogni donna, e una regina più d’ogni altra, è tenuta.
Così, il califfo si stava allontanando da lei. Tutti i pretesti erano buoni per andarsene in guerra, a caccia o in missione diplomatica. Anche il suo interesse verso le damigelle di corte appariva sempre più insistente.
Un giorno però, uscendo dalle sue stanze per andare nella sala del Consiglio, gli accadde di passare dietro alla regina che s’acconciava la capigliatura davanti a uno specchietto. Guardò di sfuggita nello specchio e si fermò sbalordito. Il viso che vi aveva appena scorto risplendeva di radiosa bellezza. Quegli occhi brillavano di gioia. Gli angoli delle labbra si rialzavano in un sorriso pieno di gaia ironia. Colto da stupore, il califfo restò fermo, e, poggiando le mani sulle spalle della regina, la fece voltare verso di lui. Che mistero! Il viso che adesso stava fissando era, come al solito, grigio, cupo e mesto. Gli angoli delle labbra ricadevano in una piega amara. Delle rughe violacee le appesantivano lo sguardo spento. Il califfo alzò le spalle e si recò al Consiglio.
Tuttavia la fugace illuminazione che aveva colto al mattino seguitava a occupare la sua mente. Cosicché l’indomani fece in modo che si ripetesse la scena del giorno prima. Mentre la regina stava di fronte al suo specchietto, le passò dietro osservandone la sua immagine riflessa. Il miracolo si ripeté: vi si rifletteva una donna che risplendeva di gioia. Di nuovo il califfo la fece voltare verso di lui. Di nuovo, il volto che scoprì era solo una maschera di lutto e malinconia. S’allontanò ancora più inquieto del giorno prima.
La sera, si recò presso il saggio Ibn Al Houdaïda. Era un vecchio infarcito di filosofia che un tempo era stato suo precettore e che non dimenticava mai di consultare nei casi difficili. Gli raccontò del disamore che si stava instaurando tra lui e la regina, del velo di infelicità che abitualmente le copriva il volto, ma anche della scoperta di una donna trasfigurata nel piccolo specchio, come per due volte aveva constatato, e gli raccontò pure della sua delusione quando poi l’aveva guardata dritto in volto.
Ibn Al Houdaïda meditò a lungo in seguito a questo racconto. Lui che viveva da tanto tempo senza moglie e senza specchio, cosa ne poteva capire? Interrogò il suo discepolo d’un tempo.
-  Cosa vedevi esattamente, nello specchio che osservavi da sopra la spalla della regina?
-  Ve l’ho già detto – rispose il califfo – vedevo la regina radiosa di bellezza.
Il saggio seguitò a riflettere.
-         Ricordati bene. Davvero vedevi soltanto il volto della regina?
-         Sì, insomma…credo. Forse vedevo anche il muro della stanza, o una parte del soffitto.
-         Domani mattina riprova di nuovo e guarda meglio – gli ordinò Ibn Al Houdaïda.
L’indomani sera, il califfo si presentava di nuovo a casa sua.
-         Allora? – gli chiese il saggio. – Che hai visto nello specchio, oltre alla regina trasfigurata?
-         Ho scoperto la mia testa in secondo piano e un po’ sfocata nella penombra – rispose il califfo.
-         Ebbene, - disse il saggio – ecco la chiave del mistero! Quando affronti la regina di fronte, con durezza, senza amore, come un giudice, quando la squadri come se volessi contare le sue rughe o i suoi capelli grigi, allora la getti in una solitudine che l’addolora e l’imbruttisce. Invece, quando il tuo viso è accanto al suo essa irradia bellezza e gioia. Ti ama, ecco, e si illumina solo quando le vostre due teste sono unite nella stessa cornice con lo sguardo rivolto allo stesso paesaggio, allo stesso avvenire, proprio come su un ritratto di nozze.

)


1   Individua nel racconto i personaggi principali:

1……………………………………………
2……………………………………………
3……………………………………………


2   Tra i personaggi, possiamo includere anche un oggetto, che riveste una funzione importante. Questo oggetto è:
r    Lo specchio
r    La maschera
r    Le labbra


3   Il racconto si svolge:
r    In un paese d’Europa
r    Nel favoloso Oriente
r    In America


4   L’epoca in cui si svolgono i fatti è:
r    Un’epoca non definita del passato
r    Un’epoca  definita del passato
r    L’epoca di oggi


5  Riprendi ora  il testo del racconto e rispondi: qual è il soggetto della frase : “ Pareva soprattutto che avesse rinunciato a sedurre….”
r    La regina
r    Il califfo
r    Il vecchio saggio
  
6   Cosa vuol dire esattamente  l’aggettivo “scialbo” ?
r    Senza amore
r    Insignificante
r    Senza forza


7   Cosa significa  “sguardo spento” ?
r    Sguardo rabbioso
r    Sguardo allegro
r    Sguardo triste


8   Cosa significa  “lutto” ?
r    Dolore per la perdita di una persona cara
r    Festa segnata sul calendario
r    Lieto evento, ad esempio una nascita


9   Cosa significa  “deliberatamente” ?
r    Di proposito
r    Con calma
r    Con tristezza

­­­­­­­­­­­­
10   Cosa significa  “fugace” ?
r    Duraturo, che dura a lungo
r    Fisso
r    Momentaneo, fuggevole

­­­­­­­­­­­­
11   Cosa significa esattamente l’espressione “il viso risplendeva di radiosa bellezza”?
r    Il viso era molto triste e malinconico
r    Il viso era raggiante di felicità
r    Il viso era illuminato da una lampada


12   Cosa significa esattamente l’espressione “era un vecchio infarcito di filosofia”?
r    Era un vecchio molto saggio e molto istruito
r    Era un vecchio a cui piaceva molto mangiare
r    Era un vecchio molto solo e triste


13   Cosa significa esattamente l’espressione “si andava tristemente disamorando della regina”?
r    Si era innamorato di nuovo della regina
r    Aveva smesso di amare la regina
r    Aveva lasciato la regina per un’altra donna più giovane

14   Cosa significa esattamente l’espressione “trasfigurata nel piccolo specchio”?
r    Imbruttita dallo specchio
r    Invecchiata dallo specchio
r    Riflessa con un’immagine più bella di quella reale

15   Cosa significa esattamente l’espressione “ecco la chiave del mistero”?
r    Questa è la spiegazione del problema
r    Questa è la chiave che apre il passaggio segreto
r    Questo è il lieto fine della storia

16   Dividi in sequenze e indica la tipologia di ciascuna di esse.


La questione omerica - mappa


Alessandro Manzoni . Marzo 1821 - Questionario


COMPRENSIONE:



  1. Questa ode civile di Manzoni fu scritta in occasione di un evento storico: quale?
  2. Che cosa conosci dell'itinerario storico di questo testo? Quando venne pubblicato e quando l'autore diede il suo consenso affinchè venisse offerto in lettura al pubblico?

ANALISI:

  1. Dalla dedica al poeta soldato Teodoro Koerner si comprende l'ampia visione del concetto di libertà del poeta. Sapresti spiegare perchè?
  2. Quali sono gli elementi che indicano l'unità di una nazione secondo Manzoni? Rispondi facendo riferimento ai versi.
  3. In quali versi il poeta esprime in modo più esplicito l'amore per l'Italia?
  4. A chi si rivolge il poeta nei vv. 81-84? Che cosa intende dire?
  5. In quale momento i "figli" d'Italia riacquistano la forza e la capacità di liberarsi dalla dominazione straniera?
  6. Il poeta ti sembra animato da odio nei confronti dei dominatori stranieri? Individua nell'ode la motivazione della tua risposta.
  7. Di cosa è simbolo la bandiera tricolore?
  8. Che ruolo ha Dio nella storia dei popoli?

RIFLESSIONE SULLA LINGUA:

  1. Nell'ode hai trovato parole difficili, letterarie? Se sì, riportane qualche esempio.
  2. Nell'espressione "Spiega l'ugne" (v. 72) compare una figura retorica. Quale?
  3. L'Italia viene definita nell'ode una madre per gli Italiani, che sono perciò suoi "figli". Di quale figura retorica si tratta?
  4. Chi sarà lontano dall’Italia nel giorno della sua liberazione viene paragonato nell’ode a «un uomo straniero» (v. 100). Che cosa intende dire il poeta utilizzando questa similitudine?

LA TECNICA POETICA:



  1. Di quanti versi è composta ogni strofa dell’ode?
  2. Da quante sillabe sono composti i singoli versi?
  3. Quali sono i versi che rimano tra loro in ciascuna strofa? 
  4. In ogni strofa ci sono due versi tronchi: indica quelli presenti nelle prime tre strofe.
  5. Come definiresti il ritmo delle strofe? 
  • pacato
  • martellante
  • concitato

PRODUZIONE

Quali riflessioni ha suscitato in te la lettura di quest’ode, nella quale per la prima volta
nella nostra storia letteraria viene definito con chiarezza il concetto di nazione? Quali
strofe hanno colpito maggiormente la tua sensibilità?