Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

mercoledì 20 novembre 2013

Simone Weil a Joë Bousquet

Si è attenti all'altro specialmente (o solo, pare dirci la Weil) quando si è stati oggetto di attenzione in un momento di sofferenza. 
Quindi si impara a essere attenti all'altro da noi attraverso l'esperienza.

Quanto ci fa piacere che qualcuno ci chieda, con sincero interesse, "Come stai?"

Lo spunto è all'approfondimento della esperienza intellettuale e umana di Simone Weil, complessa figura femminile del Novecento.



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