LA CONVERSIONE E
LA CONCEZIONE DELLA VITA E DELLA STORIA
La conversione
rappresentò il fatto fondamentale nella vita e nell’opera del Manzoni, perché
l’accettazione dei principi cristiani e della dottrina della Chiesa lo condusse
al rifiuto dell’ateismo e del materialismo derivati dall’Illuminismo e accolti
nella prima gioventù, e contemporaneamente ad una visione tutta nuova e
coerente della vita e della storia.
La sua è una
concezione che si ricollega inizialmente al pessimismo proprio delle ideologie
romantiche, che vedevano l’uomo continuamente travagliato dalla sofferenza e
dall’angoscia, le quali, nella nostra letteratura, si erano già espresse nelle
opere di grandi scrittori e poeti dell’ultimo Settecento e del primo Ottocento,
quali Alfieri, Foscolo, Leopardi. Ma mentre questi avevano incolpato della
sofferenza dell’uomo la sorte, il destino, la natura, insomma una forza segreta
che dominerebbe il mondo con le sue leggi immutabili, il Manzoni pensa che
l’origine di ogni male e di ogni dolore vada ricercata nell’uomo stesso, che
col suo peccare sconvolge l’ordine universale di armonia e amore e che per
soddisfare le sue passioni determina per sé e per gli altri l’agitazione e il
rimorso.
Ma il Manzoni,
sulla base della sua fede nella dottrina cristiana, va ben oltre questa visione
tutta pessimistica, in quanto nel dolore vede uno strumento prezioso nella vita
dell’uomo, se questi sa accoglierlo e accettarlo. Esso infatti ha una grande
funzione, sia che si abbatta sui cattivi sia che colpisca i buoni. Sui cattivi
agisce come ultimo richiamo della bontà di Dio al ravvedimento. Ma il dolore è
provvidenziale soprattutto per i buoni. A loro serve per renderli ancora
migliori, per purificarli ed elevarli sempre più, sia agli occhi degli uomini
che a quelli di Dio, e serve a farli degni e meritevoli del premio celeste. Per
gli innocenti, dunque, il dolore è una “provvida sventura”.
Essendo questa
la sua visione della vita, il Manzoni improntò tutta la sua produzione
successiva alla conversione al motivo della Provvidenza. Essa, pur non
limitando il libero arbitrio dell’uomo, entrerà di continuo nello svolgimento
delle vicende che l’autore ricostruisce e spesso farà risolvere nel bene anche
le azioni perverse.
LA POETICA
MANZONIANA
In Manzoni
confluirono i due elementi principali della dottrina romantica e divennero i
cardini della sua poetica:
Ø
L’interesse
per la storia
Ø
L’aspetto
popolare della letteratura
Già nella prefazione
al “Carmagnola” il Manzoni combatte il principio delle unità pseudo-aristoteliche di cui accetta
la sola unità di azione come elemento unificatore dell’opera d’arte; accenna,
poi, al carattere dei cori delle sue
tragedie, non parte integrante dell’azione, come nel teatro greco, ma un
“cantuccio” in cui il poeta può parlare in prima persona, esprimendo le sue
considerazioni; infine viene posto il problema della moralità dell’arte drammatica la quale, lungi dal corrompere, deve
proporsi lo scopo di educare il popolo.
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Francesco da Ponte detto Bassano, La battaglia di Maclodio, 1587La battaglia di Maclodio si svolse il 12 ottobre 1427 tra le truppe del Duca di Milano Filippo Maria Visconti e quelli della Repubblica di Venezia e di Firenze, unite in una lega antiviscontea. Sebbene fosse stato uno scontro con molti uomini, i morti furono relativamente pochi. Copiosi invece erano stati i prigionieri ed il bottino conquistato. Ma dopo un sol giorno gran parte dei milanesi catturati furono liberati per ordine del Carmagnola. Qusta mossa giustificò i sospetti da parte della Repubblica di Venezia verso il suo capitano di ventura, che fu accusato, processato e giustiziato. La vicenda fu fonte d'ispirazione per Il Conte di Carmagnola, opera di Alessandro Manzoni. |
Nella “lettre
a Monsieur Chauvet” (1820), un critico classicista francese che aveva
formulato numerosi appunti al “Conte di Carmagnola”, il problema si amplia fino
ad investire il rapporto tra storia e
poesia; l’una e l’altra, secondo il Manzoni, debbono avere per oggetto il
vero; unica loro differenziazione è il modo di trattarlo. Compito della storia
è precisare i fatti con assoluta fedeltà e obiettività, compito della poesia è
mettere in luce affetti, dolori, sentimenti dei protagonisti di tali
avvenimenti, penetrando nell’animo sia dei vinti che dei vincitori, sia dei
popoli che dei singolo individui, sia dei servi che dei padroni. La poesia,
inoltre, è un completamento della storia anche dal punto di vista religioso,
perché può esaltare il compito della
Provvidenza e il suo operato nella vita degli uomini.
Il maggiore
tentativo di dare una sistemazione organica e critica al suo ideale letterario
il Manzoni lo compì nella “Lettera sul Romanticismo” al
marchese Cesare d’Azeglio (1823, ma pubblicata solo nel 1871): inizialmente vi
si trovava la nota formula “la
letteratura deve proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e
l’interessante per mezzo”, ma nella redazione definitiva questa formula fu
ridotta al solo vero, in quanto essa appariva di per sé anche interessante e
utile.
La letteratura,
dunque, doveva proporsi fini educativi per il popolo, trattare argomenti
attuali, moderni, popolari, di interesse generale e non individuale, ma
soprattutto attenersi al vero storico, arricchendolo con approfondimenti
psicologici.
Nella lettera
l’esposizione delle dottrine romantiche è suddivisa in due parti: quella negativa, che esclude l’imitazione dei classici e il ricorso
alla mitologia, e quella positiva,
che si riassume nella teoria del vero e che apre la strada al realismo.
Nel “Discorso
sul romanzo storico” (1830, ma pubblicato nel 1842), dopo un’ulteriore
riflessione sulla natura del vero, il Manzoni negò la possibilità di una
coesistenza, nella medesima opera, di storia e poesia: da qui la condanna del romanzo storico, che
presenta una ibrida mescolanza di storia e di invenzione, di fatti e di
avvenimenti fantastici. Tale condanna, che implicitamente negava valore al suo
stesso romanzo, è da far risalire al pregiudizio che il verosimile sia, per
natura, inferiore alla verità storica; per cui da questo momento il Manzoni
indirizzerà completamente la sua attività alla storiografia.
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