Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

mercoledì 19 novembre 2014

Il DECAMERON di Boccaccio

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«Leggere il Decameron è come una passeggiata sotto alberi in fiore e come un bagno in acque pure.
Le parole suonano così fresche come fossero appena create».
H. Hesse,  
                                                                             
                                   

                                                            Appunti sul Decameron

                                               Il Decameron di Boccaccio e il genere della novella

           Audiolibri:  Andreuccio da Perugia
Tutte le novelle.

William Holman Hunt, Lisabetta e il vaso di basilico, 1867.

La peste nel Decameron.

Slideshare: presentazione PPT  del Decameron.

Aldo Busi legge Boccaccio

Andreuccio da PerugiaLezione LIM.

“Il Libro si presenta al lettore declinando le proprie generalità: nome, Decameron; cognome: Galeotto. Con ironia allusiva Boccaccio apre il suo capolavoro narrativo, destinato a un immenso successo europeo, con una rubrica che è una vera e propria carta d’identità, colma di allusioni ai capostipiti della genealogia culturale da cui ilDecameron sboccia. Galeotto, in lingua d’oïl Galahaut, è l’intermediario e il complice dell’amore adulterino fra Lancillotto e Ginevra, nel romanzo francese in prosa che narra le avventure del più celebre cavaliere della Tavola Rotonda di re Artù, e che il giovane Boccaccio lesse di certo nella Napoli cortese di re Roberto d’Angiò. Ma l’invenzione di un libro galeotto è dantesca: chi non ricorda uno dei versi più famosi della Commedia, nel V dell’Inferno: «Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse»? Dante condanna come responsabile della colpa di Paolo e Francesca il romanzo che i due stanno leggendo, e che li invita a ripetere i gesti degli amanti cortesi, interrompendo la lettura e confondendo la letteratura con la vita («Quel giorno più non vi leggemmo avante»).
Decameron Galeotto è quindi il primo personaggio che avanza sul palcoscenico del grande testo: è il Libro stesso che dichiara la propria natura seduttiva e ingannatrice. Dedicato alle Donne (così come lo sarà due secoli più tardi l’Orlando Furioso), è nel contempo l’ars amandi e i remedia amoris dell’età nuova, ideato «in soccorso e rifugio di quelle che amano», per intrattenere offrendo «passamento di noia», cioè, al tempo stesso, diletto e consiglio. Ma le Sirene, si sa, hanno una bifida coda di pesce nascosta sott’acqua, e quando cantano e incantano con voce melodiosa stanno già trascinando nel gorgo l’ingenuo ascoltatore…”

Salterello, esempio di musica contemporanea al Decameron di  Boccaccio


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