Credo molto nelle potenzialità dei social network e vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza dei bits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sue Lezioni Americane.

Confrontarsi con il pubblico della comunità social, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.

sabato 29 marzo 2014

Sei campioni italiani

L'Italia vanta sei autori premiati con il Nobel per la letteratura. Per tutti i personaggi insigniti del Nobel, l'Accademia Svedese offre una sintetica dichiarazione contenente le motivazioni del premio e, di seguito, potete leggere quelle riguardanti i nostri letterati.




Il primo Italiano insignito del Nobel per la letteratura è Giosuè Carducci (1835-1907); il riconoscimento gli viene tributato nel 1906, nel sesto anno dalla fondazione del premio, «non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all'energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica».

Lo, segue vent'anni dopo, Grazia Deledda (1871-1936), unica autrice nostrana onorata a Stoccolma «per la sua ispirazione idealistica, scritta con raffigurazioni di plastica chiarezza della vita della sua isola nativa, con profonda comprensione degli umani problemi».


Terzo in ordine cronologico è Luigi Pirandello (1867-1936), rinomato soprattutto per la sua attività di drammaturgo, che gli vale la menzione d'onore nell'edizione del Nobel del 1934; pensano forse alle spiazzanti scene di Così è se vi pare o dei Sei personaggi in cerca d'autore i membri della commissione che vogliono sottolineare «il suo ardito e ingegnoso rinnovamento dell'arte drammatica e teatrale».

È invece «per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi» che Salvatore Quasimodo (1901-1968) si aggiudica il premio nel 1959, incantando l'Accademia con l'ispirazione antica e la sensibilità moderna che trovano espressione nelle sue liriche.

Nel 1975 è il turno di Eugenio Montale (1896-1981), stimato «per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni»; il suo intervento in occasione del ritiro del premio, È ancora possibile la poesia? costituisce un'importante testimonianza nella definizione delle possibilità della poesia nel mondo contemporaneo.

L'attuale detentore del testimone dei Nobel italiani è invece Dario Fo (n. 1926), che riceve il prestigioso titolo nel 1997, perché, «seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».

Nell'attesa che il premio Nobel torni in Italia, godiamoci questa carrellata, mantenendoci orgogliosi di aver dato al mondo tanti talenti di penna.

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