Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole (Goethe). E' questo lo scopo del blog, divagare. Divagare, quindi volare, solo tra le cose belle, siano esse le parole ben messe, i pensieri, la musica o qualsiasi altra forma di arte. Qui si ama e si coltiva la bellezza che non muore.
Credo molto nelle potenzialità deisocialnetworke vi sto di fatto spendendo le mie migliori energie. Sono convinta che una scuola 2.0 debba affiancare a un solido studio dei contenuti una diffusione degli stessi in un formato appetibile e soprattutto vicino alle modalità di comunicazione degli studenti, che di certo al giorno d'oggi non scrivono soltanto con carta e penna, ma ricorrono spesso alla leggerezza deibits. Qualcosa che del resto già Calvino aveva preconizzato nelle sueLezioniAmericane.
Confrontarsi con il pubblico della comunitàsocial, ben più vasto del microcosmo classe (e potenzialmente infinito), proponendo il proprio lavoro, significa per gli studenti sviluppare ottime doti di sintesi nell'esposizione dei contenuti e mantenere buon controllo ortografico. Non solo, essi devono imparare a scrivere in modo accattivante e spigliato, così da ottenere l'attenzione dei lettori, nonché variare il registro stilistico a seconda delle diverse situazioni comunicative.
mercoledì 21 maggio 2014
Umberto SABA, da Scorciatoie e raccontini + Eros + La città vecchia
Vi siete mai chiesti perché l’Italia non ha avuta, in tutta la sua storia – da Roma ad oggi – una sola vera rivoluzione ? La risposta – chiave che apre molte porte – è forse la storia d’Italia in poche righe. Gli italiani non sono parricidi; sono fratricidi. Romolo e Remo, Ferruccio e Maramaldo, Mussolini e i socialisti, Badoglio e Graziani… (…) Gli italiani sono l’unico popolo (credo) che abbiano, alla base della loro storia (o della loro leggenda) un fratricidio. Ed è solo col parricidio (uccisione del vecchio) che si inizia una rivoluzione. Gli italiani vogliono darsi al padre, ed avere da lui, in cambio, il permesso di uccidere gli altri fratelli.
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Gli strilli acutissimi dei bimbi in cuna … ricordano, molto da vicino, i: Presto Francia! Presto Polonia! di Adolfo Hitler.
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PATRIOTTISMO, NAZIONALISMO E RAZZISMO stanno fra loro come la salute, la nevrosi e la pazzia.
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Svevo poteva scrivere bene in tedesco; preferì scrivere male in italiano. Fu l’ultimo omaggio al fascino assimilatore della “vecchia” cultura italiana. E’ la storia dell’amore- prima della “redenzione”- di Trieste per l’Italia.
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Dio dei Tedeschi (ritratto eseguito nel 1933). Con quei baffetti sotto il naso, e quella smorfia facciale, come fiutasse sempre…un cattivo odore. E lo fiuta infatti. Non gli viene – come egli crede – dall’esterno ( da comunisti, ebrei, polacchi ed altri popoli slavi, intellettuali di destra e di sinistra, francesi degeneri, e via discorrendo… fino a comprendere tutto il mondo abitato) ma solo da lui, dal suo dentro. E’ una malattia, ma una brutta malattia; ed anche – allo stato attuale della scienza – in guaribile. Si chiama paranoia.
(Da Saba- Scorciatoie e raccontini-. Einaudi)
EROS
Sul breve palcoscenico una donna fa, dopo il Cine, il suo numero. Applausi, e scherno credo, ripetuti. In piedi, del loggione in un canto, un giovinetto, mezzo spinto all’infuori, coi severi occhi la guarda, che ogni tratto abbassa. È fascino? È disgusto? È l’una e l’altra cosa? Chi sa? Forse a sua madre pensa, pensa se questo è l’amore. I lustrini sul gran corpo di lei, col gioco vario delle luci l’abbagliano. E i severi occhi riaperti, là più non li volge. Solo ascolta la musica, leggera musichetta da trivio, anche a me cara talvolta, che per lui si è fatta, dentro l’anima sua popolana ed altera, una marcia guerriera.
Oskar Kokoschka, Bambini che giocano, 1909
LA CITTA' VECCHIA Spesso, per ritornare alla mia casa prendo un'oscura via di città vecchia. Giallo in qualche pozzanghera si specchia qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va dall'osteria alla casa o al lupanare dove son merci ed uomini il detrito di un gran porto di mare, io ritrovo, passando, l'infinito nell'umiltà. Qui prostituta e marinaio, il vecchio che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega del friggitore. la tumultuante giovane impazzita d'amore, sono tutte creature della vita e del dolore; s'agita in esse, come in me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia il mio pensiero farsi più puro dove più turpe è la via.
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