mercoledì 25 marzo 2015

La narrazione fantastica. L'attrazione del pubblico per la paura.

La situazione tipica della narrazione fantastica - descritta dallo studioso Tzvetan Todorov nel saggio La letteratura fantastica del 1970 - si ha quando un personaggio agisce nella realtà quotidiana, in uno spazio che ha tutte le coordinate del mondo reale, dove si muovono persone che stabiliscono tra loro relazioni ordinarie, proprie dell'esperienza che tutti potrebbero compiere; ebbene, in questa realtà all'improvviso si verifica l'intrusione di un elemento inspiegabile, tale da suscitare nel personaggio (e nel pubblico) incertezza, inquietudine e, spesso, paura: accade qualcosa di strano, che sembra impossibile. Il personaggio esita di fronte al fatto insolito, tenta di dare spiegazioni, pensa che si tratti di un sogno o di un'allucinazione, resiste prima di dovere constatatare che il fenomeno sfugge a qualunque tentativo di interpretazione. 


Nel personaggio si insinua così lo smarrimento, spesso il vero e proprio terrore, anche se la paura, frequentissima nella narrazione fantastica, non ne è tuttavia una condizione indispensabile. Ciò che è certo è che il pubblico ama aver paura: prova gusto a rabbrividire insieme col personaggio per il turbamento provocato da qualcosa che si è modificato nel reale, che ha infranto l'equilibrio proposto dalle leggi della ragione. E' come se l'attrazione per il terrore immaginario fosse un modo per allontanare il timore che qualcosa possa davvero sfidare l'ordine delle cose e minacciare la normalità dell'esistenza.

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