venerdì 4 ottobre 2013

Non facciamo la fine di Renzo!

Di Renzo alle prese con il latinorum di don Abbondio!

Le parole sono importanti! E bisogna conoscerne tante, e i loro significati, per capire, per difendersi, per ribattere.

Scrive Erri de Luca, commentando la strage di immigrati di ieri e, in generale, l'atteggiamento di chiusura verso l'altro di molti nostri concittadini:


Stamattina ho letto con soddisfazione di cittadino italiano la piccola notizia che la Federazione di Hockey su Prato tessera come atleti italiani gli immigrati nati sul nostro suolo. Applicano così all'aria aperta e sull'erba il diritto naturale di essere cittadini del luogo in cui si nasce.


Da noi questa evidenza non si ammette e l'argomento si ammanta della nebbiosa formula latina: ius soli. In questo caso non importiamo termini anglosassoni, i preferiti dal linguaggio degli economisti e dei pubblicitari.
In questo caso non parliamo di birthright citizenship, cittadinanza per diritto di nascita. Non lo facciamo perché in quella lingua è norma applicata automaticamente a chi nasce sul territorio, per esempio americano, navi e aerei compresi.




Il latino allontana.




[...] Se alla peggiore Italia possibile disturba tanto il diritto di cittadinanza per nascita, l'accoglienza ai profughi, suggerisco di prendere esempio dalla Federazione di Hockey su Prato. Invece che profughi, immigrati, richiedenti asilo, siano dichiarati atleti. Perché lo sono: hanno superato di corsa ogni ostacolo, saltatori in lungo e in largo tra le macerie delle loro case, schivatori di proiettili, lanciatori di fagotti al volo su mezzi di fortuna, di figli da una casa in fiamme, maratoneti di deserti, tuffatori di naufragi, scalatori di gabbie di tonni, olimpionici della resistenza a tutte le intemperie, le nostre comprese.
Abbiamo amato Chaplin e Chisciotte, i viaggi di Enea, Sindbad, Ulisse, cosa ci trattiene dall'accogliere a riva con la fanfara e il pane i loro nipotini eroici e desolati?


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